Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE
E NOTIZIE - Anno XXII – 06 dicembre 2025.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del
testo: BREVI INFORMAZIONI]
Individuato un legame cellulare e
molecolare con l’organizzazione in reti del cervello. La
distribuzione dei diversi tipi di cellule cerebrali, dei sistemi
neurotrasmettitoriali e dei fenotipi mitocondriali ha una perfetta
corrispondenza nella connettività intrinseca delle reti (ICN). La scoperta
di questo rapporto da parte di Guozheng Feng e
colleghi, integrando trascrittomica, imaging molecolare e banche-dati di
neuroimmagini, fornisce una precisa corrispondenza spaziale che collega dati
locali alla logica funzionale delle reti cerebrali. L’insieme degli elementi
emersi dallo studio mostra che l’architettura funzionale del cervello è
sistematicamente allineata con l’organizzazione cellulare e molecolare,
che può costituire un vincolo alla formazione dinamica delle reti funzionali e
contribuire a costituire le basi neurali della cognizione. [Cfr. Nature Communications
– AOP doi: 10.1038/s41467-025-66291-w, 2025].
Disturbo ossessivo-compulsivo: nuove
anomalie di densità della connettività funzionale. Un
nuovo studio di Zihe Zu e
colleghi ha rilevato che i pazienti affetti da disturbo ossessivo-compulsivo
(OCD) presentano anomalie di connettività diffuse in molte regioni del
cervello, ben oltre le già note alterazioni del circuito
corteccia-striato-talamo, e che comprendono le reti sensomotorie, la regolazione
cognitiva, il controllo esecutivo, il monitoraggio dell’errore e i sistemi di
elaborazione visiva. Lo studio di questi risultati può suggerire nuove
riflessioni sui meccanismi neurali sottostanti il disturbo. [Cfr. Neuroreport 37 (1): 11-20, January
7, 2026].
Sindrome di Klinefelter (XXY): episodio
psicotico acuto dopo infezione da SARS-CoV2. Era nota
l’associazione di questa sindrome citogenetica con vari disturbi psichiatrici,
ma questo è il primo caso di una grave manifestazione psicotica acuta dopo
infezione da SARS-CoV2. All’esordio il paziente era affetto da stupore
catatonico, poi ha manifestato avversione per gli altri e allucinazioni seguite
da condotte autolesionistiche. Dopo due mesi di trattamento con aripiprazolo, i
sintomi psicotici si sono ridotti. [Cfr. Psychiatry and Clinical Neurosciences Report – AOP doi: 10.1002/pcn5.70262, 2025].
Disturbi dello spettro dell’autismo
(ASD): identificati due biotipi cerebrali. Uno studio,
sulla base di fMRI e dati clinici di 443 maschi affetti da ASD, ha identificato
2 biotipi dei disturbi detti ASD1 e ASD2. In particolare, ASD1 presentava
punteggi clinici più bassi e ridotta integrazione di rete; ASD2 mostrava una
maggiore separazione fra le reti con interconnettività più evidente fra reti
correlate alle funzioni senso-motorie, e corrispondenza con i punteggi totali
dei sintomi. [Cfr. CNS Neuroscience & Therapeutics
– AOP doi: 10.1002/cns.70675, 2025].
Biofobia: l’avversione delle persone per
la natura sta crescendo e richiede di essere studiata. Johan
Kjellberg Jensen e colleghi hanno condotto una
rassegna ragionata di 196 studi sulla biofobia, rilevando una
frammentazione metodologica e interpretativa, e proponendo un nuovo criterio
unificante. Le cause dei sentimenti avversi per la natura, nutriti da sempre
più persone, sono le più varie e disparate, e vanno dall’esperienza negativa
individuale alla rappresentazione mediatica di disastri, sciagure e calamità
naturali. In realtà, nel tempo l’interazione uomo-natura è cambiata: dalla
visione della natura ammirata, esplorata, desiderata attraverso sogni culturali
trasmessi a intere generazioni, insieme con il valore positivo dell’avventura,
della scoperta e delle bellezze naturali, si è passati a eleggere la realtà
artificiale delle case e delle città ad ambiente proprio dell’uomo, relegando
ad ambiti sempre più ristretti di tempo e di spazio i contatti diretti con la
natura. L’ambientalismo è dominante, non più solo tra i giovani, ma sempre più appare
come la presa di coscienza verso un dovere di tutela non onorato dai governanti
del mondo e non come conseguenza di un amore per la natura, che nasca dall’esperienza
positiva di un rapporto vissuto.
In molti studi della rassegna risulta
evidente la deformazione di immagine prodotta dai media: i pericoli presenti in
natura e le catastrofi naturali, invece di essere rappresentati come le
eccezioni negative da cui l’uomo si difende e si protegge fin dalla sua
origine, sono presentati spesso come l’unico volto della dimensione naturale. [Cfr. Frontiers in Ecology and the Environment – AOP
doi: 10.1002/fee.70019, 2025].
Il canguro non può andare all’indietro
per una ragione biologica di carattere evoluzionistico. Lo
scorso 5 maggio fece scalpore la notizia di un canguro che saltellava lungo una
strada del sud della Florida: si trattava di un animale scappato dalla custodia
del suo proprietario – Bryan Steven Castro Rendon – che
attrasse un’attenzione mediatica tale da provocare la capillare diffusione sul
web dei video, diventando argomento di conversazione quotidiana e occasione in
molte scuole americane per studiare le peculiarità biologiche di questo simbolo
dell’Australia.
Sono stati analizzati molti video in cui
si poteva osservare il comportamento di questo grande marsupiale e, dopo aver parlato
di una locomozione fatta esclusivamente di salti, si notava che, quando l’animale
era affrontato da qualcuno o qualcosa che gli correva o volava contro, rimaneva
stranamente statico o faceva movimenti strani. Allora gli insegnanti di scienze
spiegavano che il canguro non può andare all’indietro, può procedere solo in
avanti e, proprio questa caratteristica, ha ispirato il senso dell’adozione di
questo marsupiale quale simbolo dell’Australia: un paese che progredisce
sempre. La spiegazione dell’impossibilità di procedere all’indietro era
semplicemente riportata in quelle lezioni scolastiche alla conformazione
anatomica degli arti posteriori e della coda.
In realtà, quegli aspetti morfologici
sono l’esito di un lungo processo evolutivo che ha visto il procedere parallelo
della specializzazione dei circuiti neuronici del sistema nervoso centrale nel
balzo, che proietta tutto il corpo in avanti e in alto.
Chi non conosce i canguri, a prima vista,
può ritenere una gamba il segmento di arto inferiore che dal terreno arriva fino
alla prima articolazione, e il tratto successivo l’equivalente della coscia. In
realtà, l’animale in stazione eretta sta sulla punta dell’avanpiede e, dunque, quel
lungo segmento non è altro che il piede, come si vede bene quando l’animale è a
riposo e aderisce al suolo in tutta la sua lunghezza. Basta solo questo per
rendersi conto dell’importanza della specificità anatomica per la biomeccanica
di quei salti prodigiosi, ma non si tratta di un adattamento che ha preceduto e
impedito l’automatismo della marcia all’indietro: il sistema nervoso ha
progressivamente rinunciato a questo pattern esecutivo, man mano che
nell’evoluzione si specializzava tutto il corpo nella modalità del procedere a
balzi. [BM&L-Italia, dicembre 2025].
Muto come un pesce: il mistero del
richiamo doppio dei pesci scienidi in un nuovo studio. È
noto che molte specie di pesci usano segnali acustici per fini diversi, e gli
scienidi (Sciaenidae) sono i teleostei vocali
più conosciuti. A questa famiglia appartengono la Corvina, l’Ombrina, l’Ombrina
dell’Atlantico, l’Ombrina ocellata, per ricordare le specie più note: alcune
somigliano alle orate, altre si avvicinano al branzino o spigola. Si conoscono
bene i richiami che tendono ad attirare l’attenzione, detti di “propaganda” (advertisment), e i segnali che manifestano disturbo,
ma il richiamo doppio (dual pulse call) è di
rarissima registrazione.
Tellechea
e colleghi hanno registrato suoni dual pulse in
5 diverse specie del Sud Atlantico: una di queste era in acque libere, le altre
quattro in acque delimitate. Il doppio richiamo viene prodotto
indipendentemente da un’interazione sociale di questi pesci, sia stazionari sia
in nuoto libero, fatta salva, per quanto riguarda le specie in allevamento, la
loro interazione con il pasturatore immerso da un
addetto alla nutrizione. Questo studio, anche in considerazione della
rilevazione effettuata da altri del richiamo doppio in esemplari del Nord
America, del Sud America e dell’Asia, attesta questa segnalazione come
caratteristica della famiglia, ma non offre spunti interpretativi circa il fine
biologico. [Cfr. Scientific Reports – AOP doi: 10.1038/s41598-025-26648-z,
2025].
Cleptotrichia:
il comportamento di uccelli che rubano peli ai mammiferi per vari usi. In passato, vedendo
l’interno di nidi di uccelli tappezzati di peli di pellicce, si credeva che i
volatili raccogliessero peli caduti o, a volte, li prendessero da animali
morti. Negli anni recenti sono stati documentati numerosissimi episodi di un
comportamento che ora si sta studiando analiticamente: la cleptotrichia,
ossia il furto di peli di animali vivi, che sono in genere mammiferi, talvolta
addormentati.
Fra i “donatori involontari” vi sono
volpi, orsi lavatori, gatti e cani, che vengono derubati prevalentemente da
uccelli della famiglia dei Paridi, quali Cincia bicolore, Cincia
bigia (Poecile), Cinciarella, Cinciallegra,
ecc. Nelle nuove osservazioni sono stati videoregistrati comportamenti
simpatici: l’uccelletto allegro e saltellante si avvicina prudentemente al
mammifero a riposo, gli gira intorno, lo studia: cerca di capire se reagirà o
darà il tempo di effettuare il prelievo; altre volte, la cincia va a colpo
sicuro sull’animale profondamente addormentato; più raramente, uccellini
coraggiosi tentano di strappare peli da animali svegli prendendoli di spalle.
Ricercatori dell’Illinois hanno filmato una cincia ciuffata mentre col becco
strappa peli dal dorso di un orsetto lavatore che le stava rubando il becchime.
[Fonte: Alison Pearce Stevens, Science News, Dec.
2025].
Gli elefanti africani possono abituarsi
ai droni che consentono di proteggerli dai rischi ambientali.
Per sorvegliare e proteggere gli elefanti della savana africana i droni
rappresentano il mezzo più efficace e sicuro, anche per coloro che effettuano
le osservazioni; ma l’arrivo e la presenza di droni disturba i pachidermi.
Allora Angus Carey-Douglas e colleghi hanno verificato la possibilità di
indurre l’abitudine agli UAV (Unmanned Aerial Vehicles) negli elefanti
della savana (Loxodonta africana)
mediante 35 sessioni di prove in 14 gruppi distinti e già identificati e
osservati di pachidermi. Solo la metà delle prove ha fatto registrare
comportamenti rivelanti disturbo alla vista dei droni, ma le manifestazioni di
fastidio si riducevano col protrarsi dell’esposizione e progressivamente al
ripetersi delle visite (4) degli UAV. Dunque, un effetto di abitudine si è
registrato nella singola esposizione e sempre più al ripetersi delle 35
sessioni di prove. È evidente che il cervello dei pachidermi registra l’innocuità
dei droni e progressivamente alza la soglia di risposta dei sistemi dello stress
alla loro vista. [Cfr. Scientific Reports – AOP doi: 10.1038/s41598-025-25762-2,
2025].
Cognizione sociale: l’attribuzione del
valore venale ha raggiunto il massimo dell’arbitrio. Nella
storia dell’umanità non vi è stato un altro periodo in cui l’attribuzione del
valore venale, attraverso equivalenti monetari, ha raggiunto una distanza dai
criteri elementari di ragionevole buonsenso pari a quella cui si è giunti oggi,
nel “villaggio globale” del nostro pianeta.
Il gioco “domanda-offerta”, svincolato
da stime di valore materiale che dovrebbero ricondurre indirettamente tutto al
rapporto stabile oro/moneta, ha raggiunto livelli di arbitrio impensabili, non
più come isolate eccezioni, quali quelle del secolo scorso, ma come parte
diffusa di un esercizio di potere, svincolato da quel presidio di razionalità
che è sempre stato l’onestà, intesa come valore assoluto da rispettare sempre,
indipendentemente da pressioni sociali, eccesso di ambizione, amore del potere,
avidità di profitto e tutta la gamma di vizi e difetti oggi invocati a
giustificazione e sostegno dell’esercizio di arbitrio. Storicamente, come si
vede dal Codice di Hammurabi ai codici di diritto dei popoli barbari del
Medioevo, l’attribuzione di valore venale a persone e parti del corpo, oltre
che agli oggetti, ha costituito uno specchio, non solo del grado e del tipo di
civiltà o inciviltà di coloro che adottavano quelle leggi, ma anche del modo di
pensare e considerare la vita umana e il suo senso, in tutte le forme e le
circostanze della vita reale.
Ha fatto scalpore nel 2020 la messa in
vendita da parte della casa d’aste Christie’s del frammento di roccia lunare NWA
12691 al prezzo di 2 milioni di sterline, ossia più di 2 milioni e 300.000
euro. Non meraviglia che un pezzo di Luna abbia un prezzo stellare, per la sua
esclusività che rende, agli occhi delle masse, unico il suo possessore: non c’è
bisogno di un certificato di “autentica regolite lunare” per farsi vanto del
possesso, perché questo tipo di acquisti avviene con la massima risonanza
mediatica internazionale, che conferisce all’acquirente una popolarità da divo.
Come fatti eccezionali, casi del genere ci sono sempre stati, basti pensare
alle cifre esorbitanti a cui si vendevano in Europa le rarità dell’Oriente, poi
del Nuovo Continente, poi del Nuovissimo: era il prezzo pagato dalla vanità dei
ricchi, che spesso speravano di acquistare valore dagli oggetti posseduti.
Dovrebbe meravigliare di più il gran numero
di attività umane in cui volumi di affari esorbitanti, costi e compensi
iperbolici e completamente slegati da valori tecnici e materiali non sono più
eccezioni, ma regole che hanno contribuito a ridefinire la scala dei valori
delle società post-moderne.
Da almeno mezzo secolo esiste
un’assuefazione di massa al fatto, ad esempio, che calciare bene un pallone
valga in termini monetari enormemente di più che fare interventi chirurgici che
salvano la vita.
Il calciatore brasiliano Neymar fu
acquistato nel 2017 dal Paris Saint-Germain per 222 milioni di euro, ed è
rimasto a giocare nel club parigino fino al 2023 con uno stipendio di 36
milioni a stagione; il giocatore francese Mbappé è stato acquistato nel 2024
per 180 milioni di euro (145 più 35 di bonus); anche se non a queste cifre, in
tutto il mondo i calciatori di prima serie continuano ad essere acquistati per
decine di milioni di euro, senza contare le cifre – che sono fuori anche da
questo folle mercato – investite dagli Arabi per gli stipendi di allenatori e
calciatori. E questi “arricchiti per virtù di pallone” comprano banche,
aziende, catene di negozi, parchi residenziali, ville di lusso nei luoghi più
ambiti e celebrati del mondo, auto che costano più di appartamenti in centro,
elicotteri, yacht e jet.
Si tratta di cifre che, oltre a non
avere un rapporto esplicito e verificabile con un elemento di valore intrinseco
e non di mercato, non hanno relazione con la remunerazione del lavoro: per
comprare Neymar, avete calcolato quanti anni di lavoro di un giovane della sua
età che fa il fattorino come pony-express sarebbero necessari? Ve lo
diciamo noi: 20.000! Per fare oggi l’acquisto, il fattorino avrebbe dovuto
cominciare a lavorare nel Quaternario, quando l’Italia era unita ai Balcani e
vi circolavano elefanti nani e ippopotami. Ci scusiamo con il lettore per
questo riferimento enfatico e paradossale, ma è stato proposto al Seminario sull’Arte
del Vivere e lo riportiamo per la sua forza come dato di rapporto tempo/danaro,
tanto di moda nella comunicazione di massa dei nostri giorni.
Nel business della musica
commerciale si va ancora oltre. Il rapper statunitense Jay-Z pare abbia
accumulato 2,5 miliardi di dollari; ma ricchissimi sono in tanti, ciascuno col
suo record: Taylor Swift si dice sia l’artista ad aver incassato di più per un
singolo tour, seguita dai Coldplay, Elton John, Ed Sheeran e gli U2.
Taylor Swift ha un patrimonio di 1,6 miliardi di dollari (1,45 miliardi di
euro), superando Rihanna, nota per aver raggiunto 1,4 miliardi di dollari.
Nella classifica di Forbes seguono Bruce Springsteen, Jimmy Buffett,
Madonna, Dr. Dre e Beyoncé, moglie di Jay-Z.
Al paragone, Adriano Celentano, ancora
considerato il cantante italiano più ricco con un patrimonio di 200 milioni di
euro, sembra agli assuefatti cronisti quasi povero.
Non si tratta del semplice incremento di
cifre elevate già in passato sulla base degli stessi criteri, ma della
diffusione progressiva ed esponenziale di un contagio, quello dell’arbitrio che
prescinde da riferimenti di valore tecnico o materiale. Proviamo a illustrare
questo fatto con qualche esempio. In passato, il valore di un calciatore, per
quanto gonfiato a dismisura se le sue prestazioni portavano trofei e incassi
alla società, rimaneva vincolato a un giudizio tecnico-sportivo: se il
rendimento si abbassava, calava bruscamente il suo valore. Poi, alcuni
procuratori, fra cui Mino Raiola, introdussero un criterio in uso nello show
business: l’agente definisce il livello del giocatore e, in base alla stima
di mercato di quel livello, chiede adeguamenti contrattuali, indipendentemente
dal fatto che contribuisca alle vittorie della squadra. Così, paradossalmente,
le società di calcio per trattenere un giocatore di buon livello devono alzare
il suo compenso anche se perdono le partite; senza contare il fatto che, un
calciatore che si assicura un lungo contratto multimilionario, non è più
incentivato a migliorarsi.
Una cosa non troppo diversa era accaduta
nel campo dell’arte, e in particolare della pittura, tra gli anni Ottanta e gli
anni Novanta. Fino all’inizio del Novecento il valore di opere di pittura
contemporanea veniva definito prevalentemente in base a criteri accademici: per
la pittura figurativa si stimava il livello del disegno, della composizione e
del colore, e poi si giudicava quanto dei contenuti artistici (filosofici,
poetici, ecc.) concepiti dall’autore fosse stato realmente reso nell’opera.
Alcuni nuovi critici d’arte molto influenti, liquidando tutto ciò che atteneva al
linguaggio della pittura come “tecnica”, e arrogandosi il diritto di attribuire
il valore sulla base del proprio gusto e dell’adesione alla moda di
un’originalità provocatoria e vuota di contenuti artistici, hanno monetizzato
con cifre da capogiro “opere” il cui valore è tutto nella mente
dell’osservatore, che lo deve inferire dalle presunte intenzioni dell’autore e
dalle tante parole del critico.
Questi tre esempi sicuramente non sono
sufficienti a rendere il quadro generale di questo allontanamento dal ragionevole
buonsenso, nell’attribuzione del valore venale che attraversa le società
contemporanee, ma si spera possano aver attratto l’attenzione sul problema e
stimolato una riflessione, perché l’assuefazione generale ha abbassato il
livello di consapevolezza collettiva e, conseguentemente, di intelligenza
sociale agita. [BM&L-Italia, dicembre 2025].
Notule
BM&L-06 dicembre 2025
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